Il ministro Minniti promette: “chiuderemo i ghetti del caporalato”
Il ministro dell’Interno Marco Minniti annuncia «una lotta senza quartiere contro lo sfruttamento in agricoltura, a partire dalla chiusura di tutti i ghetti». Lasciando intendere che sul lavoro nero nei campi potranno essere adottati provvedimenti eccezionali, il ministro afferma anche che «l’agroalimentare può essere pensato come “interesse nazionale”, un settore che è parte dell’interesse generale del Paese».
Lo ha detto nel corso della conferenza di presentazione a Roma del rapporto sulle agromafie di Coldiretti-Eurispes. A proposito dello sfruttamento di manodopera migrante da parte degli imprenditori agricoli italiani il ministro ha ricordato che «l’accoglienza ha un limite nell’integrazione. Certamente, occorre affrontare l’immigrazione illegale ma i ghetti sono indegni di un paese civile».
Il ministro ha così affermato che la chiusura del “ghetto di Rignano Garganico”, la bidonville in cui, il 4 marzo scorso, è scoppiato un incendio che ha causato 2 morti, «è l’inizio di un’iniziativa che porterà a cancellare i ghetti di lavoratori sfruttati».
Dalla Puglia alla Calabria e Sicilia, passando per la Campania e il Lazio, arrivando fino in Piemonte, l’Italia è costellata di nuove baraccopoli costruite spontaneamente da migranti impiegati stagionalmente nella raccolta dei prodotti agricoli. Situazioni tollerate e sfruttate dal caporalato che sceglie i lavoratori in nero da passare agli imprenditori agricoli e trattenendo un compenso per l’intermediazione e per il trasporto nei campi.
Nel rapporto, Eurispes e Coldiretti si occupano del lavoro nero che è presente in tutta Italia ma con una concentrazione del 40% al Sud. Addirittura, nei Centro di accoglienza creati dallo Stato di Mineo, in Sicilia e Isola Capo Rizzuto, Calabria, i caporali sostano davanti ai cancelli e il reclutamento avviene alla luce del sole.