I torinesi tornano a spendere per il cibo
I torinesi tornano a spendere, anche per il cibo. Sempre alta la spesa per la carne e i cereali, ma crescono frutta e verdura.
Presentati oggi a Palazzo Birago, sede aulica della Camera di Commercio di Torino, i dati 2015 della tradizionale indagine sulle spese delle famiglie torinesi, realizzata dalla Camera di commercio con la collaborazione di Luigi Bollani, docente di statistica sociale presso l’Università degli Studi di Torino. Monitorati quest’anno gli acquisti di 200 famiglie torinesi, residenti in città o nei comuni limitrofi, interpellate mediante la compilazione di un libretto di acquisti e di un questionario per le spese più onerose.
Su una spesa media di 2.357 euro mensili la spesa media delle famiglie torinesi nel 2015, che registra un +5,6% rispetto al 2014, la crescita dell’alimentare e di +4,9%.
«Nel 2015 le famiglie torinesi sono tornate a spendere con maggiore fiducia, dopo gli anni della crisi: ce lo dice l’incremento della spesa complessiva (+5,6% rispetto al 2014), l’aumento generalizzato in tutte le categorie, ma anche la mutata percezione dell’andamento economico, con il netto calo delle famiglie che denunciano una diminuita capacità di acquisto, passate dal 68% nel 2014 al 33% del 2015 – ha spiegato Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di commercio di Torino – Nuovo respiro quindi per le spese “voluttuarie”, come vacanze, pasti fuori casa e cultura, cresciute in un anno del 15,2%. Da questi dati si percepisce come stiano cambiando, però, le abitudini alimentari dei consumatori, cambiamenti dettati non solo da un diverso potere di spesa, ma anche da un diverso approccio al tema dell’alimentazione».
La spesa alimentare rappresenta il 15,4% dei consumi totali ed è passata da 345 a 362 euro mensili, con un incremento, appunto, del 4,9%.
La quota più rilevante è rappresentata dalla spesa per la carne (il 22% del totale), seguono gli acquisti di pane e cereali (15%), latte, formaggi e uova (15%) e verdura (12%). Nel 2015 gli incrementi più significativi hanno riguardato la frutta (+10,4%, +3euro), il pesce (+7,9%, +2euro), la verdura (+6,7%, +3euro).
Questa tendenza si conferma anche nella progressiva contrazione della quota carne, che pur stabile nel 2015, è passata nell’ultimo biennio dal 24% al 22%.
Sempre più diffuso sembra essere l’autoconsumo, con la produzione casalinga di materie prime e conservati: il 42% delle famiglie ha dichiarato, infatti, di avervi fatto ricorso, contro il 37% rilevato nel 2008.
La dimensione del nucleo familiare è un fattore determinante per gli acquisti: le famiglie numerose risparmiano sulla spesa rispetto ai single, che da soli arrivano a spendere 266 euro, contro i 116 pro capite nelle famiglie di 4 o più componenti. Dolci, prodotti di drogheria, pane, latticini prevalgono nella spesa delle famiglie più numerose, mentre sono le coppie senza figli a spendere di più per frutta e verdura e pesce.
I nuclei degli ultra 64enni si confermano i più moderati e parsimoniosi e, tra l’altro, i meno propensi verso la spesa di bevande, alcoliche e non, che vengono acquistate soprattutto dagli under 25.
Cambiano anche le abitudini di consumo. Ogni anno, infatti, l’indagine analizza alcuni particolari comportamenti e scelte di consumo:
– l’equo e solidale (35%): mediamente, nel biennio 2014-2015, il 35% delle famiglie torinesi ha acquistato prodotti del commercio equo e solidale, in ripresa rispetto al biennio 2012-2013, quando la percentuale si fermava al 21%.
– acquisto di generi biologici (64%): ben due famiglie su tre nell’ultimo biennio hanno acquistato abitualmente prodotti bio: si trattava di meno di una famiglia su due nel 2006.
– acquisto on line (35%): se dieci anni fa solo una famiglia su dieci utilizzava Internet per effettuare acquisti, oggi questo canale è adottato da una famiglia su tre.