Vino moldavo venduto per Doc e Docg Piemonte, 70mila litri sequestrati
Vini Doc e Dogc del Piemonte, ma prodotti con mosti giunti prevalentemente dalla Moldavia.
A scoprire la frode è stata la Guardia di Finanza di Nizza Monferrato che ne ha sequestrati circa 70mila litri. Due le aziende con sede nel “distretto industriale di Canelli – Santo Stefano Belbo”, dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, che sono finite sotto la lente d’ingrandimento dei finanzieri, assistiti dai funzionari del Dipartimento dell’Ispettorato centrale della Tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari – ICQRF Nord Ovest – Ufficio Area di Asti.
Le verifiche fiscali hanno portato alla scoperta del vino dell’est mascherato da piemontese. Nel corso dei controlli, le Fiamme Gialle e i Funzionari del Dipartimento della Repressione Frodi, hanno comparato i dati contabili dei registri di cantina delle imprese ispezionate con le qualità di vino e mosto nei magazzini riscontrando numerose irregolarità. In un caso, i responsabili sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per “frode nell’esercizio del commercio” e “contraffazione di indicazioni geografiche e denominazioni di origine di prodotti agroalimentari”.
Complessivamente, dall’esame dei documenti acquisiti e attraverso l’incrocio dei dati e notizie riconducibili ai rapporti commerciali intrattenuti dalle imprese, i finanzieri hanno constatato ricavi sottratti a tassazione per oltre 1,5 milioni di euro ed un’Iva evasa pari a 400mila euro. «L’azione di prevenzione e contrasto nel settore vitivinicolo – spiega la Guardia di Finanza – oltre a garantire la sicurezza e la qualità dei prodotti, contribuisce a rafforzare la fiducia dei consumatori verso il sistema produttivo delle imprese che operano nel rispetto della legalità».
Preoccupata la Coldiretti per il furto di identità territoriale che può avvenire lungo la filiera vitivinicola piemontese. «Importare illegalmente prodotti di dubbia provenienza, per spacciarli come vini a denominazione di origine controllata Made in Piemonte, non solo provoca una concorrenza sleale fra le aziende produttrici – spiega Roberto Cabiale, vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega al settore vitivinicolo – ma svilisce il prodotto e quindi il lavoro di chi persegue la qualità certificata per avere un rapporto di trasparenza con il consumatore. Coldiretti, nei primi giorni di maggio, ha chiesto all’Agenzia delle Dogane di rendere note le importazioni dei mosti e dei vini, unitamente ai relativi destinatari insistenti sul territorio della nostra Regione anche in risposta a queste ricorrenti e deplorevoli azioni truffaldine».
«Attraverso i movimenti delle importazioni – prosegue Cabiale – sarà possibile individuare con certezza gli eventuali responsabili delle frodi e comprendere una volta per tutte quali siano le dinamiche che portano vini di scarsa qualità venduti a basso costo ad ottenere l’idoneità Doc».
Per la presidente di Coldiretti Piemonte, Delia Revelli «la filiera vitivinicola sconta sempre più raggiri che provocano una perdita di valore alle grandi Doc e Docg del nostro territorio. Continuiamo a batterci affinché tali pratiche illegali non avvengano: è fondamentale evitare frodi ed inganni nei confronti del consumatore che ha il diritto di conoscere, tramite l’origine in etichetta, la provenienza di quanto sta bevendo, tutelando lo sforzo produttivo dei nostri viticoltori».