A Torino prima giornata dell’orgoglio della carne
La prima mobilitazione nazionale contro il vegetarianesimo a favore della “cultura della carne”, si è svolta oggi, 5 maggio 2016, a Torino, per iniziativa della Coldiretti.
La più grande organizzazione agricola italiana ha chiamato a raccolta al Lingotto, cuore degli eventi subalpini, 4000 allevatori e agricoltori della filiera, per manifestare in difesa dell’alimentazione onnivora e contro la scelta vegetariana. Un’iniziativa che si inserisce in una carovana di eventi che toccherà 17 regioni italiane sui temi cari ai coltivatori, dal rilancio del consumo di carne alla lotta contro gli Ogm.
La giornata torinese, seguita da ben quattro dirette Tv nazionali, è servita a ribadire che i vegetariani e i vegani non rappresentano la stragrande maggioranza degli italiani che, senza fare notizia, senza rumore sui social network e senza partecipare a blitz aggressivi contro le macellerie e le fiere agricole, mangiano carne con regolarità: ben nove su dieci, come è stato annunciato.
Ma, con questa spallata all’avanzare della cultura urbana e alla preponderanza su web e nel giornalismo dell’attenzione per il vegetarianesimo, Coldiretti ha voluto anche ribadire che i consumatori hanno sempre più dubbi sulla qualità del prodotto di derivazione animale; colpa di un’informazione carente che interessa soprattutto il prodotto estero. Quindi, ancora una volta è scontro tra gli allevatori che chiedono maggiore valore per il proprio lavoro e l’industria alimentare che ha necessità di potersi approvvigionare di materia prima a basso costo, importandola.
Al Lingotto gremito è arrivata anche una delegazione foltissima di sindaci, 150, in buona parte piemontesi, visto che si era nel capoluogo della regione italiana più famosa per la carne di qualità
Coldiretti, ha distribuito carne alla griglia e ha invitato alla sua kermesse il viceministro Andrea Olivero, I’ex procuratore antimafia Giancarlo Caselli, oggi presidente dell’Osservatorio legalità, l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, l’onorevole Mino Taricco, e il sindaco di Torino Piero Fassino accolto dal presidente nazionale Guido Moncalvo.
Ha anche distribuito un dossier che descrive quell’1% di cittadini che hanno rinunciato alla carne non come una pattuglia di persone consapevoli di una scelta etica ma come di una percentuale in crescita di consumatori spaventati. Sul banco degli imputati, soprattutto l’annuncio dell’OMS sulla carne cancerogena, accusato di essere una “sparata” che ha creato solo allarmismo.
Così, quasi un italiano su dieci ha detto completamente addio alla carne, ma nel 2015 gli acquisti delle famiglie che sono crollati del 9% per il carne fresca di maiale, del 6% per quella bovina e dell’1% per quella di pollo come pure per i salumi, scendendo ai minimi dell’inizio del secolo.
E’ quanto emerge dal dossier #bracioleallariscossa presentato dalla Coldiretti alla Giornata nazionale della Carne italiana con migliaia di allevatori e consumatori insieme a operatori dell’industria, del commercio, della ristorazione, del turismo e del mondo scientifico ma anche cuochi e gourmet.
Così Coldiretti ha parlato di carne sotto attacco e di allarmismi infondati, «provocazioni e campagne diffamatorie che colpiscono un alimento determinante per la salute che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea, alla quale apporta l’indispensabile contributo proteico».
Il 7,1% degli italiani si dichiara vegetariano mentre la percentuale di vegani ha raggiunto l’1% nel 2015 per un totale dell’8% di persone che non mangia carne, una percentuale in sostanziale aumento rispetto all’anno precedente (erano complessivamente il 5,9%), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurispes.
«Proprio nel 2015 – precisa la Coldiretti – la carne perde per la prima volta il primato ed è diventata la seconda voce del budget alimentare delle famiglie italiane dopo l’ortofrutta, con una spesa scesa a 97 euro al mese e una incidenza del 22% sul totale, che rappresenta una rivoluzione epocale per le tavole nazionali. Il risultato di un trend negativo in atto da anni è che non si è mai mangiata così poca carne in Italia dall’inizio del secolo con il consumo apparente degli statunitensi che è superiore a quello nazionale addirittura del 60%, quello degli australiani del 54%, quello degli spagnoli del 29% e quello dei francesi e dei tedeschi del 12% solo per fare alcuni esempi. Le quantità di carne portate realmente in tavola dagli italiani sono scese in media a 85 grammi al giorno, ben al di sotto del limite dei 100 grammi al giorno fissato dai piu’ accreditati Istituti di ricerca.
IL CROLLO NEGLI ACQUISTI DI CARNE DEGLI ITALIANI NEL 2015
Carne fresca di maiale -9%
Carne fresca di bovino -6%
Carne fresca di pollo/tacchino -1%
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Ismea/Nielsen