Lunga vita a Slow Food
30 anni fa, con il nome di Arcigola, nasceva Slow Food.
Nasceva a Bra da quel nucleo storico di 35-40 enni che, intorno a “Carlin” Petrini, che era stato protagonista di lotte di fabbrica, di una radio libera per la quale si era speso anche Dario Fo, di utopie sempre condite dalla gioia del buon vivere, a iniziare da quella festa di primavera dove a Bra e dintorni si andava in giro per cortili a cantare le uova.
Figli della nuova sinistra Carlin e gli altri cercavano un nuovo senso nel fare politica e lo hanno trovato nell’ultima cosa a cui un comunista degli anni 70 avrebbe mai pensato: il buon cibo.
La materia alimentare, nell’utopia dei compagni di Bra, divenne subito il mezzo per tornare al sociale partendo dal valore politico che sta dietro il momento conviviale di un pranzo e di una cena.
Dalle “loro” Langhe, come dice spesso Carlin, hanno fondato la Quinta Internazionale, una Internazionale forse un po’ come la voleva Marx ma che cerca di unire non gli operai ma i contadini e chi consuma il loro cibo. Quegli ultimi della Terra che fanno mangiare tutti, ma che sono stritolati dall’industria alimentare e dai mercati che li pagano come vogliono loro, spesso svilendo il valore stesso del lavoro che sta dietro a vite che, nell’umiltà, lavorano per nutrire il pianeta.
Così è nata l’utopia di Terra Madre, partando da quel Salone del Gusto di Torino che è stato il primo motore della trasformazione del capoluogo piemontese nella capitale della cultura del cibo che oggi conosciamo.
Il rilancio della Torino post Fiat è così passato anche dall’essere staro scelto come palcoscenico mondiale della grande Slow Food. Così come il “lancio” delle Langhe, che mai si sarebbero immaginate di diventare la sede mondiale del buon vivere e di un’Università che porta ogni anno studenti da tutto il mondo per studiare cibo e vino.
Slow Food ci ha insegnato che è possibile ripartire dalla Terra, quella che si coltiva e quella che abitiamo.
Con Slow Food abbiamo imparato che dietro al gesto del mangiare c’è un atto politico che compiamo per noi stessi e per gli altri. Concetti che oggi sono ripresi da qualunque multinazionale del cibo, anhe da quelle che di Slow Food ne farebbero volentieri a meno.
Siamo cambiati nel nostro rapporto con il cibo grazie a Slow Food. Grazie a Slow Food vediamo la terra con occhi diversi: le diamo valore.
Buon compleanno Slow Food; cento di questi 30 anni.