In futuro mangeremo anche gli insetti
Per fare fronte alla necessità di proteine, in futuro mangeremo anche gli insetti. O meglio, torneremo a mangiare gli insetti, visto che li mangiavamo quando eravamo “primitivi”. Faremo come molte popolazioni non ancora toccate dal consumismo che non hanno mai smesso di mangiarli.
Ma non sarà un semplice ritorno bucolico ai consumi zero e non sarà una conseguenza della decrescita felice. La polpa di insetti, magari confezionata in hamburger o in bastoncini croccanti, sarà un alimento industriale, prodotto in allevamenti intensivi.
La Fao, da dieci anni, è la prima a promuovere l’entomofagia come strada per fare fronte alla desertificazione dei terreni e alla crescita delle necessità alimentari. E, in un recente rapporto l’organizzazione ha rilanciato il progetto di fare produrre insetti a molte popolazioni dei paesi in via di sviluppo.
Il problema, come si sa, è nutrire nel 2050, 9 miliardi di uomini che giustamente chiederanno di avere accesso a una quantità maggiore di proteine. Non si potranno estendere gli attuali consumi di carne di americani ed europei anche ad asiatici ed africani. Per farlo dovremmo decimare le ultime foreste per produrre cereali destinati a diventare mangimi. E questo il Pianeta non lo può sopportare. Allora, una strada è proprio quella degli allevamenti di insetti commestibili. Si potrebbero anche distribuire meglio i consumi attuali di cibo, ma questa è un altro capitolo.
Intanto, la Fao ha censito oltre 2000 specie di insetti che si possono mangiare e che vengono consumate in Africa, Asia e Sud America. Ma in tutti i casi di popolazioni che consumano insetti questi vengono solo raccolti e mai allevati, e peraltro non sono mai la base della dieta.
Ma in Vietnam e Cina sono già attivi i primi allevamenti.
Gli insetti sono ricchi di proteine e possono essere utilizzati allo stadio adulto o allo stadio larvale. Possono essere consumati interi, ma soprattutto si prestano ad essere lavorati e ridotti in farine proteiche per finire in prodotti confezionati oppure come additivo nei mangimi animali.
Per produrre un Kg di cavallette, grilli, camole, ma anche succulenti scorpioni (parenti dei gamberi) e ragni polposi, bastano due Kg di mangime. Richiedono meno acqua di suini e bovini e pochissimo spazio; inoltre hanno un contenuto di proteine pari alla carne. Non producono quasi gas serra e sono estremamente prolifici, soprattutto con le temperature estive.
Il problema è che gli insetti sono, di norma, dei veicoli efficientissimi di virus e batteri pericolosi per l’Uomo, che però possono essere dannosi solo se inoculati o ingeriti. Con la cottura, di norma, spariscono.
In Italia gli insetti sono allevati soltanto per il mercato delle esche per la pesca dilettantistica (larve di moscone della carne, camola dei favi, chironomide, larve di coleottero) o per la lotta biologica agli afidi (coccinelle). Questi stabilimenti sarebbero potenzialmente pronti per produrre anche per l’industria alimentare.