Barilla, impazza in rete la bufala delle micotossine
È di questi giorni la notizia che Barilla ha ingaggiato David Mixner, definito da Newsweek il gay più influente d’America per guidare il nuovo “Diversity and inclusion board”, per risalire la china dopo la battuta sui gay.
Ma intanto torna a circolare in rete la bufala della Barilla in mano agli americani e delle micotossine che si annidano nelle sua pasta.
Negli ultimi tempi ha ripreso ad essere rilanciata a manetta da militanti salutisti, anti multinazionali e difensori del politicamente corretto.
Dopo la figuraccia rimediata da Guido Barilla, che aveva dichiarato alla Zanzara di Radio 24 che non avrebbe mai fatto spot con coppie gay, era partito il tam tam nel web per boiccotare la pasta Barilla. Così, sull’onda emotiva provocata dalla gaffe in molti hanno anche ripreso a spedire mail con la frottola che circolava 2 anni fa.
Tutto era partito nel 2011 da una mail, firmata dalla “dott.ssa Giuliana Icardi dell’Università del Piemonte Orientale di Alessandria”. Una ricercatrice che effettivamente esiste e che tiene corsi proprio nella seconda Università piemontese.
La mail diceva che “Barilla non è più italiana ma americana e usa grano con tassi di micotossine altissimo (ammuffito), derivante da lunghi stoccaggi al prezzo più basso possibile”.
Poi, “L’Ue nel 2006 ha alzato con un colpo di mano i livelli accettati di micotossine presenti nel grano duro, di modo che tanti paesi potranno produrre grano duro in climi non adatti badando solo alla quantità, distruggendo i contadini del sud Italia il cui grano non contiene micotossine e portando al fallimento le industrie sementiere mediterranee. Per esportare pasta in USA (Canada) il grano deve avere un tasso di micotossine di circa la metà di quello che la UE accetta per le importazioni di grano duro dagli stessi paesi, così succede che i prezzi internazionali del grano duro crollano. I commercianti italiani e i monopolisti internazionali acquistano al prezzo più basso possibile da contadini che hanno bisogno di soldi per pagare i debiti, per poi speculare quando tutto il grano è nei loro magazzini (ammuffito)- gli stessi commercianti esportano il grano migliore italiano all’estero lucrandoci sul prezzo e importano grano ammuffito e radioattivo dall’estero per avvelenare il pane e la pasta venduti in Italia. Boicottare la Barilla è cosa saggia perché dobbiamo comprare solo pasta da grano duro coltivato in Italia e Biologico, senza micotossine, né pesticidi né Ogm”.
E per segnalare i prodotti da colpire la mail indicava marchi della galassia Barilla. “Barilla è presente anche con i seguenti marchi: Motta, Essere, Gran Pavesi, le Tre Marie, le Spighe, Mulino Bianco, Pavesini, Voiello, Panem”.
A metà del 2012, la mail era stata spedita a migliaia di indirizzi attraverso la solita catena di Sant’Antonio che si innesca sempre su temi “militanti”. Persone che con il loro Pc pensano di dare un “contributo alla causa”, spediscono a loro volta mail con contenuto di “denuncia”, in nome della controinformazione.
Peccato che la dot.ssa Icardi, abbia dichiarato di non avere mai spedito quella mail e che, anzi, abbia denunciato alla polizia il falso che gira a suo nome.
La stessa Barilla, sul suo sito, ha dedicato una pagina per ribattere al falso.
“Desideriamo quindi smentire nuovamente con forza – ha scritto la Barilla – tutte le bugie contenute nel messaggio, che spesso circola su internet con l’apparente garanzia di una firma della Dr.ssa Giuliana Icardi dell’Università del Piemonte Orientale. La Dr.ssa Icardi dichiara di non avere mai scritto tale messaggio e informa di avere sporto denuncia presso le autorità competenti per l’incriminazione di coloro che hanno fatto uso strumentale della sua identità”.
Inoltre, la Barilla ha ribadito che:
– La famiglia Barilla, originaria di Parma, è da quattro generazioni alla guida dell’omonimo gruppo industriale (con un intervallo dal 1971 al 1979, quando una quota di maggioranza fu ceduta alla multinazionale americana Grace).
– Barilla non utilizza Ogm e i livelli di micotossine o contaminanti sono sempre al di sotto dei limiti fissati dalle normative sulla Sicurezza Alimentare, a loro volta già ampiamente protettivi per la salute delle persone.
– la Barilla non è proprietaria dei marchi Motta, Tre Marie, le Spighe e Panem, come affermato nel messaggio menzognero che ancora circola in rete”.
Eppure, la mail è tornata a girare. In tanti la girano agli amici senza controllare se è vera.
Roba da internet.