Le caldarroste italiane, un bel ricordo
Caldarroste, marron glacé, castagnaccio sono sempre meno italiani. La castagna e il marrone, un tempo cibo per tutto l’inverno per le famiglie contadine della montagna e della collina, sono sempre più d’importazione. E così, il seme più sgranocchiato dell’autunno, vero street food delle passeggiate domenicali e compagno di tante serate in famiglia, non arriva quasi più dai nostri castagneti che, anzi, sono sempre più in stato di abbandono. Per la prima volta nella storia sulle tavole autunnali degli italiani ci sono più castagne straniere che nostrane, con le importazioni dall’estero che hanno superato in quantità la produzione Made in Italy scesa al minimo di sempre. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che mette in evidenza il grave declino del prodotto alimentare simbolo dell’autunno nazionale che Giovanni Pascoli chiamava “l’italico albero del pane”.
Il declino della castagna è iniziato con lo spopolamento delle colline e della fascia pedemontana alpina. Cibo dei poveri per eccellenza è stato sempre più snobbato dalle famiglie di origine contadina diventate operaie. Poi sono arrivate le malattie come il cancro corticale e oggi gli attacchi provocati dall’insetto killer del castagno, il cinipide galligeno del castagno, arrivato in Italia dalla Cina che sta dando il colpo di grazia. Risultato: crollo della produzione nazionale, al di sotto dei 18 milioni di chili, un calo del 70 per cento rispetto agli anni precedenti l’infestazione. Al contrario, come spiega la Coldiretti, le importazioni sono cresciute del 20 per cento nei primi sette mesi del 2013 dopo che nel 2012 erano praticamente raddoppiate rispetto all’anno precedente e quasi triplicate rispetto al 2010.
Così, oggi, oltre il 50 per cento delle castagne e dei marroni che consumiamo arriva dall’estero: soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Slovenia.
Un duro colpo per un prodotto che nel 1911 aveva raggiunto addirittura una produzione record di 829 milioni di chili, con i castagneti che venivano trattati come veri frutteti, irrigati e potati, e che avevano ricoperto buon parte della fascia altitudinale tra i 300 e i 900 metri, con una diversificazione varietale incredibile.
Ma, continua Coldiretti, se dal punto di vista quantitativo la situazione è preoccupante, il primato italiano sul piano qualitativo è confermato dalla presenza di ben dodici tipi di castagne che hanno ottenuto il riconoscimento europeo. Quattro si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp e la Farina di Neccio della Garfagnana Dop mentre in Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp e il Marrone di Roccadaspide Igp, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del Monfenera Igp, in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop.