Prosciutti e formaggi restano anomini anche con la nuova etichetta Ue
Oggi entra in vigore la nuova norma europea sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori (Reg. UE 1169/2011).
Ma oltre la metà della spesa resta anonima anche per colpa delle contraddittoria normativa comunitaria che obbliga ad indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca ma non per i succhi di frutta, per le uova ma non per i formaggi, per il miele ma non per il latte.
La nuova legge europea prevede nuove etichette per i prodotti alimentari in vendita che devono essere piu’ scritte con caratteri più chiari e grandi ma anche riportare piu’ informazioni: da una maggiore evidenza sulla presenza di sostanze allergizzanti o che procurano intolleranze all’indicazione del tipo di oli e grassi utilizzati, dalla data di congelamento alle informazioni sullo stato fisico degli ingredienti utilizzati in modo ad esempio da non poter utilizzare il termine “latte”, se si usa latte in polvere o proteine del latte.
Un passo in avanti importante che tuttavia non impedisce gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte straniero o addirittura semilavorati industriali (cagliate) provenienti dall’estero. In altre parole contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori ed a danno delle aziende agricole.
Anche se si procede con lentezza per l’azione delle lobbies in Italia ed in Europa il nuovo regolamento comunitario prevede che a partire dal prossimo 1 aprile 2015 dovranno essere indicate in etichetta luogo di allevamento e di macellazione di carni suine e ovi-caprine mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità.
Ad oggi, quindi, in Europa è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova, a partire dal primo agosto 2004 l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto e dal 1° luglio 2009 l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio.
Ma l’etichetta, come precisa anche la Coldiretti, resta anonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi.
L’Italia anche grazie al pressing delle organizzazioni agricole è però all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria; a partire dal 1 gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.
LA META’ DELLA SPESA DEGLI ITALIANI RESTA ANONIMA
Cibi con l’indicazione di provenienza | E quelli senza |
Carne di pollo e derivati | Pasta |
Carne bovina | Carne di maiale e salumi |
Frutta e verdura fresche | Carne di coniglio |
Uova | Frutta e verdura trasformata |
Miele | Derivati del pomodoro diversi da passata |
Passata di pomodoro | Formaggi |
Latte fresco | Derivati dei cereali (pane, pasta) |
Pesce | Carne di pecora e agnello |
Extravergine di oliva | Latte a lunga conservazioneConcentrato di pomodoro e sughi pronti |
Fonte: Elaborazioni Coldiretti