Mosca blocca l’alimentare italiano
I primi effetti dell’embargo imposto dalla Russia ai prodotti agroalimentari italiani si sono avuti con la rescissione di un contratto della cooperativa Fruit Modena Group per l’esportazione di pere in spedizione da Modena per l’ex impero sovietico, avvenuta poche ore dopo l’approvazione dell’elenco dei prodotti banditi da parte del Consiglio dei ministri, dopo che il presidente Vladimir Putin aveva firmato il decreto.
Lo rende noto con preoccupazione la Coldiretti nell’evidenziare i primi effetti della decisione della Russia di limitare o bloccare con decreto anche per un anno le importazioni agricole dai paesi che hanno adottato sanzioni contro Mosca in risposta al conflitto in Ucraina, con una lista di prodotti che comprende carne di manzo e maiale, pollo, pesce e frutti di mare, latte e latticini, frutta e verdura provenienti da Ue, Usa, Norvegia, Australia e Canada, con l’esclusione di alcolici e di prodotti per bambini. Le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Russia nonostante le tensioni sono aumentate ancora dell’uno per cento nel primo quadrimestre del 2014 dopo che lo scorso anno – sottolinea la Coldiretti – avevano raggiunto la cifra record di 706 milioni di euro messi ora a rischio dall’annuncio di sanzioni.
Oltre il 16 per cento del valore delle esportazioni agroalimentari italiane è rappresentato da vini e spumanti che – precisa la Coldiretti – dovrebbero pero’ essere al riparo dalla scure di Vladimir Putin insieme ai prodotti per l’infanzia.
A rischio pero’ – precisa la Coldiretti – ci sono spedizioni di ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro nel 2013, le carni per 61 milioni di euro, latte, formaggi e derivati per 45 milioni di euro mentre è ancora incerta la situazione della pasta esportata nel 2013 per un valore di 50 milioni di euro ma in aumento del 20 per cento nel primo quadrimestre, secondo le analisi Coldiretti su dati Istat.
Ai danni diretti per il Made in Italy agroalimentare stimabili dalla Coldiretti in centinaia di milioni di euro all’anno si sommano quelli indiretti con l’Italia che potrebbe diventare mercato di sbocco di quei prodotti comunitari ed extracomunitari ora rifiutati dalla Russia. Una anticipazione si è vista nella cosiddetta “guerra dei prosciutti” con la Russia che – ricorda la Coldiretti – ha già chiuso le frontiere a tutto l’export europeo di maiali, carni di maiale e trasformati in violazione delle regole sugli scambi alla Wto di cui e’ membro dal 2012 prendendo a pretesto la scoperta a fine gennaio, di casi di peste suina africana in alcuni cinghiali in Lituania e Polonia, in zone di frontiera con la Bielorussia. Un atto unilaterale che ha portato lo scorso aprile 2014 – sostiene la Coldiretti – alla positiva decisione dell’Unione Europea di rivolgersi all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), dopo che le discussioni bilaterali Bruxelles-Mosca non hanno dato risultati. Per l’Italia oltre al danno diretto dovuto alle mancate esportazioni si sta verificato un danno indiretto perché i maiali tedeschi che normalmente vengono spediti in Russia ora arrivano in Italia con danni per gli allevatori ma anche per i consumatori perché carne e derivati del maiale vengono spesso spacciati come Made in Italy perché – continua la Coldiretti – non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. “Ora siamo di fronte ad una preoccupante escalation dello scontro con una guerra commerciale che conferma la strategicita’ del cibo soprattutto nei periodi di recessione economica”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “la Russia colpisce l’agroalimentare perchè sanno che è un elemento di crescita per l’Unione Europea in un momento di stagnazione”. Lo dimostra il fatto – conclude Moncalvo – che le esportazioni agroalimentari Made in Italy nonostante la crisi sono cresciute del 5 per cento nel 2013 raggiungendo il valore record di 34 miliardi di euro.