In piazza contro i contadini asiatici
Oggi la protesta con il riso asiatico arriva a Roma.
Intanto, lunedì, con il blocco delle contrattazioni alla Borsa Merci di Novara, è partita la settimana di protesta della filiera del riso, che coinvolge agricoltori, le cooperative e i consorzi, le riserie artigiane, i mediatori e le grandi industrie di trasformazione.
Le prime avvisaglie si erano già viste in Piemonte, Lombardia e Sardegna venerdì scorso: a Torino i risicoltori avevano incassato il sostegno della Regione.
La protesta è stata indetta dalle associazioni agricolt per chiede un intervento del governo sull’Ue, nel semestre di presidenza italiana a Bruxelles, per fermare il flusso di riso asiatico a dazio zero che entra in Europa a prezzi troppo bassi, creando una concorrenza “sleale” che strozza produttori e industrie. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
L’importazione agevolata dura da oltre un decennio ed è frutto degli accordi tra l’Europa e i Paesi in via di sviluppo per favorire l’economia locale anche per rallentare il fenomeno dell’immigrazione.
L’aiuto diretto alle economie africane e asiatiche è un tema che oggi è drammaticamente di attualità ma che genera inevitabili contraccolpi sui prezzi delle produzioni agricole europee e italiane, ad iniziare da quella risicola.
La protesta dei risicoltori è contro, in particolare, l’importazione di riso dalla Cambogia.
“Il mondo risicolo italiano è esasperato – si legge in un comunicato della Cia – per questo ha deciso di scendere in piazza, unito, sospendendo a rotazione le compravendite nelle principali Borse Merci delle province risicole”.
Si inizia stamattina con Novara, per poi proseguire domani con Vercelli e Milano, arrivare il 16 luglio a Pavia e il 18 a Mortara.
La richiesta è sempre la stessa: “Bruxelles deve applicare la clausola di salvaguardia contro i Paesi Eba, con cui vige l’accordo bilaterale “Everything but Arms”.Solo così si potrà porre un limite quantitativo all’import di riso proveniente, in particolare, dalla Cambogia”.
“Non si tratta di un’istanza protezionistica – mette le mani avanti la Cia- ma negli ultimi anni le importazioni agevolate a dazio zero da Cambogia e Myanmar sono aumentate in maniera esponenziale, destabilizzando il settore e mettendo in grossa difficoltà il riso “made in Italy”. Basti pensare che, dall’inizio della campagna di commercializzazione 2013-2014 fino a giugno, sono state importate quasi 90 mila tonnellate in più dell’anno scorso, con un incremento del 60 per cento”.
Gli agricoltori e le riserie chiedono “tutele dall’Europa, che valorizzino le produzioni nazionali mettendo dei paletti all’import “selvaggio” dai paesi asiatici, con costi di produzione nemmeno lontanamente paragonabili a quelli europei, la risicoltura italiana rischia davvero la “debacle”.
Per gli agricoltori, “non si può dimenticare che il riso è una delle colture più colpite dalla riforma della Pac e soffrirà di un forte calo dei pagamenti, e devono quindi strutturare ancora di più la filiera per raggiungere il mercato, che però non può essere “viziato” in partenza”.