Una risaia nel centro di Torino, protesta contro il riso asiatico
Una risaia in piazza Castello, a Torino, per protestare contro le speculazioni sul riso del Sud Est asiatico che abbattono le quotazioni del riso italiano.
I risicoltori italiani scendono in piazza domani per “difendere il nostro riso” come chiede la Coldiretti e lo faranno anche con iniziative coreografiche, come quella di Torino a cui sarà presente il presidente nazionale Roberto Moncalvo.
Così, se a Torino in Piazza Castello a partire dalle ore 9,30 sarà ricostruita per la prima volta una vera e propria risaia con degustazione gratuita di “insalata di riso alla piemontese” e la presenza del presidente nazionale Roberto Moncalvo a Venezia addirittura i risicoltori insieme alle mondine in barca attraverseranno il Canal Grande per sbarcare alle 11,00 a palazzo Balbi mentre a Milano in via Melchiorre Gioia adiacente a piazza Città di Lombardia dalle ore 9,00 gli agricoltori insieme alle mondine distribuiranno pacchetti di riso ma verrà anche offerta una degustazione di risotto allo zafferano prima della consegna del documento alla Giunta di Regione Lombardia con il presidente Roberto Maroni. A Bologna invece una nutrita delegazione di produttori di riso di Coldiretti consegnerà il Dossier in Regione e ad Oristano i vertici della Coldiretti Sardegna, con una delegazione di produttori lo presenteranno al Presidente della Giunta Regionale Francesco Pigliaru.
La protesta dei risicoltori è indetta, appunto, “per salvare il riso italiano che rischia di scomparire a causa delle speculazioni sul quello asiatico, con le importazioni agevolate a dazio zero dalla Cambogia che nel 2014 hanno fatto segnare un aumento record del 360 per cento nel primo trimestre”.
Ancora una volta, viene agitato lo spauracchio della sicurezza alimentare, certamente poco garantita nei risi asiatici.
In questi ultimi mesi, ricorda la Coldiretti, si sono moltiplicati i pericoli per la salute con il sistema di allerta rapido Europeo (RASFF) che ha effettuato quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di pesticidi non autorizzati e assenza di certificazioni sanitarie, nel primo semestre.
Ma la risicoltura italiana sconta, adesso, anche le politiche di incentivazione della produzione di risi lunghi e aromatici, estranei alla tradizione piemontese e pavese, spinti dall’Ue in accordo con le associazioni agricole, per servire i mercati nordeuropei.
Sono così diminuite le coltivazioni di risi come Carnaroli, Baldo, Arborio, Roma, tipiche da risotti che da sempre sono il vanto della nostra risicoltura.
In pratica, invece di diffondere in Europa la cultura del risotto (magari con pazienza), si è preferito correre dietro alle immediate esigenze dei mercati.
Così, ora, le nostre risaie scontano, inevitabilmente, la concorrenza di prezzo dei risi asiatici.
L’Italia è il primo produttore europeo di riso su un territorio di 216mila ettari con la filiera con un ruolo territoriale insostituibile e opportunità di lavoro nell’intera filiera per 10mila famiglie tra dipendenti ed imprenditori.
Una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa secondo la Coldiretti con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano grano straniero, l’applicazione della clausola di salvaguarda nei confronti delle importazioni incontrollate ma anche l’istituzione di una unica borsa merci e la rivisitazione dell’attività di promozione dell’Ente Nazionale Risi.