Ogm, la svolta “anti” del governo Renzi
Dal governo arriva la svolta anti Biotech proprio alla vigilia della mobilitazione delle associazioni checsi battono per un’Italia Ogm free.
Ieri, il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina ha annunciato un intervento per impedire eventuali coltivazioni biotech in comune con i colleghi del governo Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, e Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, qualora la sentenza del Tar annullasse il decreto sul divieto attualmente in vigore.
Il prossimo 9 aprile, infatti, il Tar si pronuncerà sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais MON810. Se il ricorso fosse accolto, si rischierebbe di aprire la strada a semine incontrollate di colture geneticamente modificate.
Per le associazioni agricole tutto il comparto agricolo ne risulterebbe gravemente compromesso: un colpo durissimo per i nostri prodotti, il “made in Italy”, le produzioni biologiche, le esportazioni e per la libertà di scelta dei cittadini.
A un anno dall’Expo, che trasformerà il nostro Paese nel centro gravitazionale dell’economia dell’agricoltura, del cibo e dell’alimentazione, l’apertura di una fase di incertezza come quella che si determinerebbe con la decisione del Tar del Lazio di annullare il decreto interministeriale che proibisce fino alla fine del 2014 la coltivazione di prodotti geneticamente modificati (in attesa dell’iniziativa europea) sarebbe un segnale devastante, con ripercussioni che andrebbero ben oltre i confini nazionali. La Regione Friuli ha emanato in questi giorni un regolamento che vieta la semina e la coltivazione di OGM sul suo territorio (paradossalmente, quindi, l’agricoltore che ha fatto ricorso si troverebbe nell’impossibilità di effettuare la semina transgenica, anche nel caso il Tar gli desse ragione). Altre Regioni potrebbero seguirlo in breve tempo, e inoltre – in caso di successo del ricorso – le associazioni della Task Force potrebbero fare ricorso al Consiglio di Stato.
“Ma si tratta di palliativi – dicono le associazioni – occorre una politica coerente con le vocazioni culturali ed economiche del Paese, di valorizzazione delle nostre qualità, della nostra bellezza e delle nostre capacità.”