Piemonte, dalla crisi si salva solo la ristorazione
Nel panorama desolante della crisi resistono i ristoranti e le piccole imprese alimentari.
Succede in Piemonte, per effetto del turismo. E succede perché, tanto, in giro, non c’è altro da fare che provare a fare da mangiare e provare ad aprire un negozietto.
Unioncamere ha diffuso i dati congiunturali dell’ultimo trimestre del 2013, basati su rilevazioni (telefoniche e web) condotte nei mesi di gennaio e febbraio. Il sondaggio ha coinvolto, come sempre, oltre 1000 imprese piemontesi.
Viene fuori che nella ristorazione e tra i negozi di vicinato alimentari circola un minimo di ottimismo, al contrario di quanto succede per gli altri comparti. Il settore della ristorazione e della “somministrazione cibi e bevande”, fa registrare un + 0,9 nell’apertura di nuove strutture; mentre, se si guarda al fatturato, si evidenzia un +1,3 per cento.
Nel commercio al dettaglio le cessazioni fanno segnare un – 1,4 tra le imprese operanti ma il fatturato del commercio alimentare scende solo dello 0,2 per cento.
Ma se si guarda all’occupazione il dato torna “da crisi piena”. Per il settore alimentare l’occupazione cala del 20 per cento; negli esercizi di vicinato il calo è del 17 per cento. Nella ristorazione e somministrazione il calo occupazionale è del 26 per cento.
Gli ordini ai fornitori calano del 49 per cento per i piccoli negozi; del 56 per cento per l’intero settore alimentare e del 45 per cento per la ristorazione.
Se i dati sono affidabili è evidente che nei ristoranti si licenzia e si ordinano meno materie prime, ma si resiste facendo affidamento sulla conduzione familiare.
“Il fatto che la ristorazione subisca in modo meno evidente gli effetti della crisi, almeno rispetto al altri settori – osserva Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere – significa che non è più considerato un settore secondario e di basso profilo sociale. Ai giovani piace l’idea di fare gli chef, tant’è vero che crescono le iscrizioni alle scuole alberghiere. È una professione che è diventata di alto livello sociale, anche grazie alle tante trasmissioni televisive che l’hanno valorizzata. La ristorazione che riesce a sopravvivere alla crisi è fatta di piccole realtà a conduzione familiare, aperte soprattutto nelle zone del Piemonte dove si sta affacciando il turismo”.
Comunque, i principali indicatori riferiti alle attività del commercio al dettaglio in sede fissa e della ristorazione confermano il perdurare delle difficoltà congiunturali per i settori analizzati, solo lievemente attenuate rispetto ai trimestri precedenti.
“La domanda estera non basta più, nonostante i nostri prodotti enogastronomici siano il vessillo del Made in Italy – conclude Dardanello – è necessario fare leva sulla crescita ‘endogena’, elaborando innanzitutto a livello nazionale una strategia di rilancio dei consumi e degli investimenti che sappia impattare sul lungo periodo”.