Amflora, una patata Ogm si aggira per l’Europa
Un tempo il colosso chimico Basf era famoso per le pellicole. Oggi è uno dei panzer del transgenico e “produce” anche patate. La sua ultima creazione è la patata Ogm “Amflora”, o Emphlora, ideata per produrre amidi per l’industria cartaria e peri mangimi animali.
Ma Amflora si è trasformata in una patata bollente, simbolo delle battaglie anti e pro Ogm in Europa.
Autorizzata nel marzo del 2010 dalla Commissione europea che, per Amflora aveva interrotto una moratoria di precauzione sul transgenico durata 12 anni, è stata bloccata il 13 dicembre dell’anno scorso dalla Corte di giustizia europea. Una sentenza, che, tra l’altro, ha messo in luce la confusione normativa e le tante possibili scorciatoie autorizzative: la Corte Ue ha bocciato la precedente autorizzazione dei vertici europei perché “semplicemente” mancava il parere aggiornato dell’Efsa, l’autorità per la sicurezza alimentare.
Il goffo via libera alla patata Amflora aveva comunque aperto una porta agli Ogm. L’altro Ogm simbolo è il mais Ogm Mon810 della Monsanto che l’unione ha autorizzato tra mille polemiche e dopo che la nuova Politica agricola comunitaria spinge invece verso un’agricoltura che rispetta e, anzi, migliora, l’ambiente.
Per questo sono in molti a non capirci più nulla.
Un recente sondaggio conferma la contrarietà dell’opinione pubblica al paventato crollo della diga anti transgenico. Solo in Italia: ben 8 cittadini su 10 (76 per cento) sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati nell’agricoltura.
L’Italia, anche per le forti pressioni delle organizzazioni agricole, per ora è un Paese dove la coltivazione di Ogm sarebbe vietata anche se il ministro Nunzia De Girolano ha mostrato notevoli tentennamenti su questa partita.
In Europa sono cinque su ventisette i paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare Ogm, con appena 129mila ettari di mais transgenico Mon810 piantati nel 2012.
Una percentuale irrisoria della superficie agricola comunitaria pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa.
Per le organizzazioni agricole gli organismi geneticamente modificati non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy.
I sindacati degli agricoltori chiedono che l’Ue non imponga ai Paesi membri le coltivazioni Ogm ma che siano riconosciute e garantite la sovranità e l’autonomia dei singoli Stati. E chiedono che il governo italiano, dopo le dichiarazioni anti Ogm passi ai fatti procedendo al più presto all’attivazione della clausola della salvaguardia prevista per tutelare le produzioni nazionali.