100.000 euro, l’eredità della Provincia per un formidabile 2015
100.000 euro per preparare al meglio Torino e il suo territorio all’appuntamento di Expo 2015. È l’eredità che la Provincia di Torino lascia alla futura Città metropolitana.
La cifra sarà contenuta nell’ultimo bilancio dell’era Saitta, ultimo anche per l’antica istituzione politica provinciale che dal prossimo autunno sarà trasformata in un nuovo ente gestito dai sindaci e guidato dal primo cittadino del Comune capoluogo.
“Non potevamo lasciare gli appuntamenti previsti per il 2015 senza copertura finanziaria – spiega l’assessore provinciale al bilancio, cultura e turismo, Marco D’Acri – Lo facciamo per senso di responsabilità, pur sapendo che non saremo noi a gestire i progetti turistici, culturali, di cooperazione e di educazione alimentare legati all’evento dell’esposizione universale di Milano”.
D’Acri, entrato ad appena 31 anni nella giunta Saitta, proveniente, allora, dalle fila di Italia dei valori, si appresta ad affrontare la sua campagna elettorale per il Consiglio regionale. Per lui, questo bilancio sarà l’ultimo atto di un folgorante inizio di carriera politica.
“Non solo c’era il problema di non lasciare i progetti per Expo senza soldi. Ma era anche vitale non lasciare soltanto al capoluogo l’intera ricaduta economica dell’esposizione universale e degli altri due grandi eventi del prossimo anno: l’ostensione della Sindone e il bicentenario della nascita di Don Bosco”.
Per il 2015, la Provincia ha pensato di collegare la Sindone e la visita di Papa Francesco con la storia di emigrazione verso l’Argentina e il Sud America di tanti Comuni, in particolare del Pinerolese, e rafforzando i rapporti con la Savoia.
“Vogliamo cogliere negli aspetti religiosi della visita del Papa e dell’ostensione, così come in quelli legati a Expo, anche l’opportunità per avviare rapporti stabili con i paesi emergenti del Sud America. Il forum mondiale dello sviluppo locale dell’Onu, di ottobre 2015, che abbiamo organizzato con l’assessore torinese Enzo Lavolta, vogliamo che sia una grande opportunità per mostrare non solo i progetti di cooperazione ma anche per stringere nuove relazioni internazionali. L’elemento chiave sarà: il protagonismo dei territori, fuori dalle grandi aree urbane, nello sviluppo mondiale; con le loro tradizioni, i loro saperi, l’innovazione e soprattutto con le loro competenze agrarie, necessarie per nutrire il pianeta con cibo di qualità”.
Una vetrina, quindi, garantita per Torino e per il Torinese da un mix formidabile di eventi, che dovrebbero richiamare anche centinaia di migliaia di turisti stranieri in visita all’Expo milanese.
“Puntiamo a rafforzare l’immagine di Torino e del territorio ma anche al turismo, in particolare quello internazionale, con numerosi pacchetti per una efficace ricaduta turistica degli eventi. Il nostro obiettivo è fare in modo che i territori intorno a Torino possano accogliere migliaia di turisti richiamati a Torino per soggiorni di 2 o 3 giorni”.
I pacchetti saranno incentrati sui luoghi di Don Bosco e dei santi sociali (e qui si sconta il commissariamento della vicina Provincia di Asti con la quale sarebbero stati possibili molti progetti comuni).
Ma anche all’itinerario della Sindone da Chambery a Torino lungo la valle di Susa, ai luoghi di Papa Bergoglio (con Asti), alle strade del vino e della gastronomia, ai luoghi d’arte e natura famosi in tutta Italia.
Tutto questo per non lasciare Torino tutta sola, e per ricordare al futuro sindaco metropolitano, Piero Fassino, che intorno a Torino ci sono più di 300 Comuni, pronti a fare parte del bacino turistico del capoluogo.
Come è naturale che sia.